Restauro Altare Bernini nella Basilica di Santa Maria del Popolo (transetto sinistro)
Basilica Santa Maria del Popolo – Restauro Altare di Bernini da agosto a dicembre 2022.
La Basilica di Santa Maria del Popolo è una chiesa rinascimentale a tre navate e transetto, con cupola centrale.
Architettonicamente il transetto è simile alla navata, con le stesse volte a crociera e semicolonne quattrocentesche, con rivestimento in pietra barocca, cornici e grandi finestre scheletrate ad arco ribassato
Alle due estremità del transetto trovano posto due scenografici altari ideati dal Bernini.
Sull’altare del transetto sinistro in oggetto, è collocata la tela del senese Bernardino Mei, dipinta nel 1659, che rappresenta la “Sacra Famiglia con i simboli della Passione” .
Gli altari gemelli sono edicole di marmi di diversi colori e sono impreziositi da frontoni triangolari, lesene corinzie, fregi classici con volute d'acanto e da maestose statue di angeli ai lati.
I plinti sono decorati con lo stemma della famiglia Chigi, mentre i paliotti d‘altare sono particolarmente ricchi di pietre dure.
Le pareti laterali ospitano coppie di finte porte dipinte sulle quali si collocano i cartigli dedicatori in marmo bianco.
Dal 1657 al 1658 per i lavori di ricostruzione della Basilica affidati a Gian Lorenzo Bernini, furono incaricati gli scultori Antonio Raggi e Giovanni Antonio Mari per l’esecuzione delle statue degli angeli dell’altare in oggetto. Gli elementi architettonici dell'altare furono invece eseguiti dal talentuoso scalpellino Gabriele Renzi intorno al 1658.
Antonio Raggi, autore della statua dell’angelo di destra, ha svolto un ruolo da protagonista nella Roma del Seicento, con incarichi di prestigio accanto al maestro, Gian Lorenzo Bernini, tra gli anni 1647 -1670 circa e con una propria attività autonoma, dove rivelò un progressivo allontanamento dall’influenza berniniana.
Giovanni Antonio Mari, autore della statua dell’angelo di sinistra ,formatosi all'interno della bottega paterna, fu attivo negli anni tra il 1650 e il 1660 ed operò interamente nell'ambito artistico del Bernini.
Nel 1660 furono poste sopra le finte porte laterali le due iscrizioni che riportano :
”FLAVIUS S R E CARDINALIS CHISIUS” e “ ALEXANDRI VII NEPOS A D MDCLVIII”.
L'altare della “Sacra Famiglia” è intitolato infatti a Flavio Chigi, allora cardinale sacerdote di Santa Maria del Popolo e cardinal nipote del Papa, così come attestato dai due stemmi in marmo della Famiglia Chigi, posti ai lati della mensa d’altare, che riportano le effigi ecclesiastiche.
La realizzazione della pala d’altare fu affidata a Bernardino Mei, pittore senese, chiamato da Papa Alessandro VII nel 1657 a Roma, dove fece amicizia con Bernini. .
L’intero apparato marmoreo appariva annerito da depositi di polveri grasse miste a particellato da inquinamento atmosferico.
Sulle superfici del dossale,della mensa e del paliotto d’altare e sugli stemmi laterali, erano presenti vistose gocciolature di cera di candela.
I marmi bianchi del fondo degli stemmi, quello del piano dell’altare e quelli del pavimento erano interessati da scagliature e macchie di umidità di color cuoio, oramai irreversibili.
Localmente si notavano scalfitture e piccole mancanze di materiale nelle parti più aggettanti degli apparati marmorei.
Non si sono riscontrate lesioni e danneggiamenti di particolare entità e neanche evidenti invecchiamenti di sostanze utilizzate in precedenti interventi di restauro o di semplice manutenzione.
Nel complesso lo stato di conservazione è buono, l’unica criticità, dovuta ad un danno causato da risalita capillare, era rappresentata dal paliotto dell’altare, dove tutta la metà destra del rivestimento frontale era quasi completamente distaccata dal supporto murario, rigonfia e priva di parte delle lastre marmoree.
L’intervento di restauro è stato mirato al recupero delle superfici dipinte e lapidee al fine di restituire all’intero monumento la sua concezione autentica che risultava alterata.
Si è provveduto quindi al recupero della resa estetica, alla messa in sicurezza dell’apparato decorativo, all’arresto del suo degrado, al risarcire le mancanze e le lesioni ed al prevenire danni futuri.
Le operazioni di restauro dei marmi hanno quindi previsto una preliminare pulitura di tutte le superfici con pennelli e spazzole morbide seguita da una accurata pulitura con acqua deionizzata addizionata di tensioattivo neutro
La pulitura è stata perfezionata con la rimozione delle vecchie cere di candele presenti sulle superfici
Tutti i perni e le grappe in ferro sono stati puliti e hanno subito un trattamento di conversione della ruggine
Le piccole lacune e scalfitture degli elementi architettonici in marmo sono state reintegrate e ritoccate pittoricamente.
Il paliotto d’altare,con i suoi frammenti marmorei distaccati e tendenti al distacco, è stato consolidato con infiltrazioni di malta idraulica liquida per correggere le deformazioni e gli spanciamenti e assicurare la riadesione del rivestimento.
Tutte le vecchie stuccature decoese sono state rimosse e le lacune del rivestimento del paliotto sono state reintegrate con porzioni degli stessi marmi antichi opportunamente selezionate e sagomate.
Su tutte superfici in marmo colorato degli elementi architettonici è stato applicato uno strato protettivo finale con cera microcristallina, successivamente lucidata .
Le operazioni di restauro delle quattro finte porte a tromp l’oeil hanno previsto la rimozione dello smalto applicato in precedenti manutenzioni e il recupero dell’affresco originale, ove conservato e il rifacimento della decorazione a finto legno .
Tela di Bernardino Mei “Sacra Famiglia”
Il dipinto di grandi dimensioni, alto 3 metri e largo 190 centimetri, è collocato al centro dell’altare, in una nicchia rettangolare ornata da una cornice in marmo. Vi è raffigurata sulla sinistra la Madonna, al centro Gesù Bambino e San Giuseppe, sulla destra un angelo che regge il sacro calice. Nella zona superiore del dipinto una serie di puttini recano i simboli della passione.
Il supporto è costituito da un’unica sezione di tessuto di lino di media densità ad armatura tela.
Il telaio in legno è ad espansione con biette lignee e traverse a croce, esso è stato realizzato probabilmente in un precedente intervento di restauro eseguito nel XX secolo.
Rimuovendo la tela dal suo alloggiamento in una delle traverse lignee murate nella nicchia è stata rinvenuta la seguente scritta a matita: “Lombardi Adesio restaurò il quadro nel Marzo 1918 - Epoca di Guerra. Come andrà a finire? W L’ITALIA”
Non sono state trovate notizie del telaio originale.
Il colore è applicato su una preparazione chiara, composta da biacca e ocra visibile ad occhio nudo nelle zone abrase del fondo. La presenza di un disegno preparatorio è ipotizzabile, ma non è stato trovato nessun dato interessante. L’incarnato delle figure è realizzato per strati successivi di un pigmento pastoso e coprente composto da biacca, terre rosse e cinabro applicato per velature successive, prima più scure poi più chiare per dare corpo al modellato, su cui spiccano le lumeggiature a base di biacca. Il colore ha un impasto denso ed è applicato con un pennello di medie dimensioni.
La veste azzurro intenso della Madonna è resa per velature successive di blu oltremare applicate su un fondo scuro. Il corpetto è realizzato con stesure di lacca rosso intenso. La tonalità cerulea del fondo è presumibilmente in smaltino.
Sono evidenti diversi pentimenti nella mano destra di Gesù Bambino e nel piede sinistro dell’angelo sulla destra.
La tela era attribuita a Bernardino Mei in base a documenti di pagamento dei lavori eseguiti nella chiesa sotto Alessandro VII (1655-1661) dai quali risulta che nel 1659 furono corrisposti 200 scudi al pittore per l’esecuzione del dipinto.
Durante le operazioni di pulitura, sulla sinistra, ai piedi della Madonna, è apparsa la firma originale del pittore che recita: ”B.MEI SENEN. F. 1659”
Il dipinto al momento del nostro intervento era in cattivo stato di conservazione. La superficie pittorica era ricoperta di polveri scure e le vernici superficiali erano molto ossidate. Inoltre, i vecchi ritocchi, estesi anche sul colore originale, erano completamenti alterati. A causa del restringimento del telaio la tela presentava un evidente rilassamento con un prolasso del supporto nella zona inferiore.
Nell’intervento di restauro sono stati rimossi tutti i residui di polvere e particelle di malta dal retro utilizzando un piccolo aspirapolvere. Con cicli di umidificazione a vapore e con l’utilizzo di una spatola calda sono state riprese tutte le deformazioni della tela, e ripristinata la sua aderenza alle tele di rifodero. Dopo una attenta revisione del telaio ligneo, peraltro in ottime condizioni, la tela è stata ritensionata con piccoli chiodi in acciaio.
Con la pulitura sono stati rimossi i depositi superficiali ed i ritocchi ossidati utilizzando una miscela di Alcool isopropilico (30%) n-ottano (39%) Acetone (31%) applicata a tampone.
Le abrasioni del colore sono state reintegrate a velatura con colori per restauro Gamblin con resina aldeidica Laropal A81.
Su tutta la superficie è stata applicata la vernice con Regalrez® con protezione UV.
Il costo del restauro è stato di 53.856 euro.